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- Creato Lunedì, 30 Novembre -0001 00:00
- Pubblicato Martedì, 16 Luglio 2013 10:41
Una Folletta sul Cammino per Santiago
Impressioni, emozioni, imprevisti nel racconto del pellegrinaggio sul tratto del Cammino che da Porto conduce a Santiago de Compostela – Giugno 2013
Ci riprovo! Mi sono aggregata a un gruppo già collaudato per percorrere il Cammino Portoghese che porta a Santiago de Compostela, partendo da Porto. È stata una serie di coincidenze a
farmi decidere. Il cambiamento di idea da parte di alcuni amici con i quali avevo programmato il Cammino Francese; la chiacchierata con una conoscente alla quale non sono legata da una profonda amicizia ma da una frequentazione di lunga data e da un nome che a volte diventa ingombrante e penso sia un macigno per lei, chissà se alla fine del nostro viaggio si salderà un’amicizia; non ultima la mia emozione profonda e la voglia di raggiungere finalmente Santiago!!!
Il coinvolgimento emotivo e le aspettative sono limitate rispetto alla condizione che avevo e che vivevo sei anni fa, il tempo smussa la tristezza. Per ora prende il sopravvento il pensiero di farcela, anche se so benissimo che il cammino ha i suoi tempi e vanno rispettati, non è una competizione!
Da qui alla partenza mi fa piacere uscire con i miei nuovi compagni di cammino per allenare le gambe e i piedi ma anche per cercare di integrarmi in quello che sarà il gruppo. Aspetterò la fine della nostra avventura per scrivere in una lavagna immaginaria se ci saranno i simpatici e gli antipatici.
È un’esperienza che farò da sola: Roberto non ci sarà, ma il taschino del mio cuore è per lui e per Matteo!!
15 Giu
Il primo “sello” (timbro) sulla “Credencial” che ci rilasciano alla “Sé Catedral” di Porto è il lasciapassare per l’inizio dell’avventura. Buen camino, Elisa! E a tutti e tutto quello che ti porti sulle spalle!
RoRo tienimi per mano!!! Folle Folletto fai capolino con il tuo sorriso e accompagnami!!!
Per attraversare la città di Porto optiamo per la metropolitana, risparmiamo così un bel po’ di chilometri. E poi eccoci sul cammino. Le indicazioni non sono molto chiare e al primo crocevia “quelli che vanno forte” ma non hanno senso di orientamento, già sbagliano strada dirigendosi verso sud. Dobbiamo seguire le frecce gialle dipinte sul pali, poi in Spagna ritroveremo le conosciute “conchiglie”!
Il biglietto da visita del cammino portoghese è un tratto di strada con acciottolato e delimitata da muretti a secco, che poi lascerà il posto agli eucalipti e al loro intenso profumo.
Le persone del luogo sono molto comprensive e gentili con i pellegrini: un automobilista ti indica la direzione da prendere e la signora che gestisce l’unico bar del paese ti riempie la borraccia in cambio di un semplice “obrigado”.
Raggiungiamo la nostra meta Sao Pedro de Rates: le strade sono tutte pavesate per la festa di “Santo Antonio”. Stasera festa grande ci saranno anche i fuochi d’artificio!!! Tutte queste informazioni ci vengono date dai gestori della Casa Rural dove troviamo alloggio. Lei ha i capelli color melanzana, lui fuma come un turco, ma non siamo in Portogallo?? Però che gentili. Al pomeriggio dopo la siesta ci hanno offerto la merenda, in giardino, a base di salumi e formaggi accompagnati da un vinello bianco fresco. Ma i loro sforzi non sono stati apprezzati da parte di alcuni che hanno comunque trovato modo di deriderli (della serie: che vergogna1). La tavola per la colazione del mattino era apparecchiata di tutto punto: le tazze gialle stavano in bella mostra sulla tovaglia bianca.
16 giu
Il cammino di oggi è stato piacevole tra strade in terra battuta, campi e boschi. I paesi e le città che attraversiamo brulicano di gente: oggi è domenica e a Barcelos c’è addirittura una ricostruzione storica del mercato medievale con le bancarelle dei vari lavori artigianali e contadini. Ma non c’è tempo per fermarsi la nostra meta dista ancora una decina di chilometri. Riprendiamo il cammino che si snoda tra campi e vigneti fino a raggiungere il paese di Tamel, meta odierna. Dobbiamo affrontare una lunga salita ma al termine ci aspetta il nuovissimo “hostal” . Il tempo si mette al brutto e comincia a piovere.
Anche i miei amici folletti oggi hanno affrontato un’escursione molto dura e faticosa ma posso immaginare anche molto bella.
17 giu
Lasciamo ostello con miraggio di un bar dove fare colazione: mancano 800 metri, peccato che poi si trasformeranno in 8 km.
Fotografo nella mia mente, nella località di Aborim, un eucalipto altissimo che svetta imponente nella sua eleganza e uno dei tanti crocefissi in pietra che stavano sul piazzale di una chiesa, che invece non ha destato curiosità.
Raggiungiamo Ponte de Lima percorrendo una strada in terra battuta sotto un tunnel di viti. C’è mercato oggi, ma la pioggia comincia a cadere e non abbiamo il tempo per curiosare e sperderci tra le bancarelle coloratissime.
Per una mezz’oretta sembra che si possa recuperare l’armonia di gruppo giocando una partita a “TAPPO” ma, come spesso succede, quando ci si lascia andare è facile che si sciolgano le briglie alle parole e ci scappi anche qualche offesa. Peccato per l’occasione persa!!
I piedi mi dolgono. Domani rinuncio a camminare e aspetterò i miei amici a Valenca che raggiungerò in autobus. Come in “La mia Africa”: vado avanti ad accendere il falò così loro lo vedranno da lontano.
18 giu
Una delle migliori colazioni: col naso schiacciato sulla vetrina, come bambini, aspettiamo l’apertura della pasticceria. Che bontà e che pulizia e che gentilezza!!!
Accompagno gli amici fino al ponte romano. Ricaccio giù il magone.
I legionari sono sempre lì in attesa di attraversare il Lete, e il loro console li chiama a gran voce. Anch’io non attraverso il fiume: i miei amici si dimenticheranno di me?
Mi avvio verso la stazione degli autobus. La giornata è splendida. Parlo al telefono con RoRo: che bello risentire la sua voce dopo tanti giorni.
Il viaggio è confortevole. Arrivo a Viana do Castelo e poi proseguo per Valenca. Mi si apre davanti agli occhi lo spettacolo delle onde spumeggianti dell’oceano: gli spruzzi sembrano arrivare fin sul mio viso.
Penso alla fatica dei miei compagni. In un sms uno di loro mi scrive che hanno scollinato prima dei “gasati”: sono stati davvero bravi!
19 giu
Facciamo colazione e poi ci prepariamo alla partenza.
Mi sento discretamente se non fosse per i piedi, porca paletta!!!
Oggi abbiamo attraversato il confine e siamo in Spagna. Anche se non lo avessimo letto sulla guida ce ne saremmo accorti dal flusso di pellegrini: mancano circa 100 km a Santiago e molti sono quelli che percorrono quest’ultimo tratto, perché questo dà diritto alla “Compostela”.
Il percorso è decisamente brutto e pericoloso. Abbiamo attraversato tutto il poligono industriale di O Porrino, un interminabile rettilineo da percorrere a lato della carreggiata dove auto e camion non hanno riguardi per i pedoni. Fortunatamente il sole era nascosto da una grigia nuvolaglia.
A Mos, la nostra meta, ci accoglie l’ “albergue” del pellegrino. Decisamente deludente: pochi letti, già occupati per la maggior parte, e solo due bagni uno maschietti e uno femminucce. A me sarebbe toccato il letto al piano alto ma ho preferito trasferire il materasso per terra: il mio “cul” a terre. Invece i nostri “gasati”, quelli che arrivano sempre per primi e si beccano il posto migliore, si sono accomodati in appartamento ma hanno pensato bene di farsi notare sbraitando in italiano/dialetto castellanzese contro il gestore che chiedeva loro una tariffa più alta (della serie che vergogna2)!!!
20 giu
Oggi ci aspetta una tappa molto lunga quindi ci alziamo presto, mentre l’alba già si arrampica sui tetti delle case; e ancora con il buio e con il freddo dell’umidità notturna, riprendiamo il cammino. L’inizio è tutto in salita, individuiamo le frecce gialle con l’aiuto delle pile. Lasciato il paese ci addentriamo nei boschi di eucalipti, vigneti e campi coltivati.
I giardini delle case sono un’esplosione di fiori e di colori, i prati molto curati, ma le finestre sono tutte chiuse: che siano tutte seconde case? Boh?!
È stata lunga ma ci siamo arrivati: Pontevedra è una grande città situata all’estremità di un fiordo (Ria de Pontevedra), che ci accoglie con il suo traffico caotico e un grigiore minaccioso. Qui le frecce gialle che indicano il cammino sono sostituite da conchiglie di ottone incastonate nei lastroni del marciapiede.
La pensione è in zona centrale e, dopo aver sistemato lo zaino ed esserci riposati, usciamo per una meritata sangrìa. Naturalmente i “gasati” non ci hanno aspettato. Poco male è piacevole stare tra di noi e poi ci ha raggiunto anche Vincenzo! Incontriamo di nuovo Nikita e Svetlana, due ragazzini russi che percorrono il cammino tenendosi per mano, visti da dietro sembrano due zaini con i piedi, data la sproporzione tra loro mingherlini e le dimensioni degli zaini. Altro che ragazzini: lui ha 28 anni ed è tecnico-informatico, lei ha 26 anni ed è manager in una grande azienda farmaceutica. Si sono sposati nel mese di ottobre a Mosca, poi sono andati a Goha in India e hanno ripetuto il rito con usi e costumi buddisti. Digli ragazzini!!!
I miei piedi dolgono e penso che ci sia qualche infiammazione ai tendini. La mia compagna di stanza, molto carinamente, si prende cura di me. Non so cosa farò domani.
21 giu
La notte porta consiglio e ho deciso di continuare!!
Dopo lauta colazione lasciamo Pontevedra attraversando il Puente O Burgo sul Rio Lèrez. Appena fuori dalla città ci accoglie un ombroso tratto di cammino che attraverso boschi e vigneti ci porta alla caratteristica “Fonte Rossa” che ci ristora con le sue acque fresche! Così rifocillati riprendiamo a camminare tra chiacchiere e canti ma anche tanto silenzio, ognuno di noi immerso nei propri pensieri. Poi ci fermiamo al bordo di una vigna per mangiare qualcosa ed è lì che la magia si impossessa del gruppo: lasciati a terra gli zaini due di noi si esibiscono in un boogie-woogie tutto per la nostra gioia. I loro volteggi e la loro leggerezza non lasciano traccia sul sentiero di terra battuta. Questa è la magia del cammino: basta poco per dimenticare la fatica!
Eccoci a Caldas de Reis. Il Rio Umia con le sue cascatelle ci accoglie con un canto di benvenuto. La frescura arriva fino ai nostri corpi, ma qui sono famose le acque termali, cosa di cui approfittiamo subito.
Io mi reco alla spa per un massaggio. Le infermiere che mi prendono in consegna si mettono le mani nei capelli vedendo i miei piedi. In una vasca di marmo mi preparano un bagno freddo dove immergo le gambe, e poi mi fanno un delicato lavaggio. Non possono fare altro dato che lo stato infiammatorio è notevole. Per la loro assistenza non hanno voluto alcun pagamento: domani a Santiago mi ricorderò anche di loro.
22 giu
No, proprio non va! Non riesco più a camminare! Quindi opto per autobus e arrivo a Santiago. Dalla stazione zoppicando zoppicando salgo alla Cattedrale.
È mattina presto e non c’è molta gente, quindi mi muovo con calma, non potrei fare altrimenti. Prendo confidenza con le viuzze del centro storico; c’è nell’aria una musica celtica molto gradevole che più mi avvicino e più mi avvolge. Ma è l’emozione che mi travolge quando davanti a me si apre Praza do Obradoiro. Anche se ho gli occhi velati l’imponenza della Cattedrale è mozzafiato. Il rammarico di non esserci arrivata camminando, di non averlo onorato questo pellegrinaggio mi fa sentire meschina, per cui prima di entrare al cospetto di San Giacomo quasi chiedo permesso. Mi avvicino titubante alla statua e gli metto solo una mano sulla spalla, sulla conchiglia che orna il suo manto. E questo gesto lo faccio per me e per tutti i miei cari a cui voglio bene, per tutti quelli che mi hanno permesso di godere di questa esperienza. Un semplice gesto che racchiude tutto il bene che sento per loro da RoRo a Matteo, dalle mie sorelle a tutti gli amici. E poi anche agli angeli che mi aiutano da non so quale cielo.
Il brusìo fa da sottofondo al suono dell’organo e alla voce dell’officiante che sta dicendo messa. Il momento dello “Scambiatevi un segno di pace” è la parte più coinvolgente di un rito che non frequento da anni. Così stringo mani a gente che non conosco e non incontrerò mai più ma che ha condiviso con me quell’ istante.
23 giu
Il falò è acceso : l’ho fatto ben grande e alto così i miei amici lo vedranno da lontano!!!
Ci siamo ritrovati, stanchi loro ma tutti insieme felici!
Ma cos’è il cammino se non hai goduto del volo del “Botafumeiro”!! Ed eccoci qua tutti con il naso all’insù a seguire le evoluzioni armoniche di questo grandissimo incensiere d’argento che, appeso a una grossa fune mossa da otto “tiraboleiros”, vola sulle nostre teste e rilascia la sua nuvola di incenso che ci inebria e spero purifichi. Nota prosaica: siamo stati fortunati: è stato un gruppo di pellegrini americani a pagare i € 300 che servono per questa esibizione!!!!
Sul sagrato foto di rito: foto di gruppo con maglietta d’ordinanza. Non sono serviti a molto tutti gli inviti “scambiatevi un segno di pace” l’armonia è difficile da riconquistare, si sorride nella foto ma sono sorrisi di circostanza quindi molto artificiosi.
Foto singola con bandana dei Folletti.
L’ultimo timbro sulla mia “Credencial” e la consegna della “Compostela” significano che il mio cammino è terminato. Alla “Oficina de Acollida ao Peregrino” lascio i sassolini che i miei cari mi avevano dato in consegna alla partenza e lascio anche la bandana dei Folletti che mi ero portata.
Con la “Messa del Pellegrino” durante la quale viene letta la provenienza dei pellegrini di quel giorno (pellegrini italiani da Porto : siamo noi!) si conclude questa avventura.
24 giu
Stasera torno a casa!
Ma per quest’oggi abbiamo programmato una gita a Finisterre o Fisterra. Non potevamo lasciare la Galizia senza aver visto il Faro dove finisce la terra.
La giornata è splendida: tersa e non molto calda. A Finisterre ci siamo arrivati non da pellegrini ma da turisti, su un comodo taxi. Il nostro autista David ci ha fatto anche da cicerone. Da Santiago abbiamo percorso la strada costiera fermandoci nei punti più panoramici. Dopo il caffè mattutino a Muros abbiamo calpestato la spiaggia di Carnota. Qui abbiamo potuto fotografare il più lungo “horreo” (granaio) della regione. Poi siamo saliti al “mirador” (punto panoramico) della cascada de O Ezaro. Questo breve tratto di salita ha una pendenza del 30% ed è una delle salite che percorrono i ciclisti che partecipano alla “Vuelta”. Una breve sosta alla spiaggia di Langosteira per raccogliere conchiglie, e poi via verso la meta finale.
Sotto il sole del mezzodì i veri pellegrini arrivano sfatti al cippo del chilometro 0,00, salutano la “cruz da costa da morte” e, tra le pietre che fanno da braciere naturale, bruciano i vestiti che hanno indossato per tutto il cammino e abbandonano le loro scarpe ormai sformate. Sembra che sia un rito propiziatorio!
Come tutti i luoghi di confine anche questo promontorio che penetra nelle distese blu dell’oceano ha un fascino particolare. Mi torna alla mente il verso di una canzone di F. Guccini: “…..si mise a pensare, sentì che era un punto al limite di un continente, sentì che era un niente, l’Atlantico immenso di fronte.....”.
Fotografo nella mia mente la distesa blu, la spuma bianca delle onde e le ginestre che poi si tramutano in scogli che affondano nell’acqua.
E poi tutta la poesia finisce in gloria davanti a un ottimo piatto di “Pulpo a la Galiega” e a un bicchiere di “vino verde”!!!
Nella lavagna immaginaria nella sezione “simpatici” scrivo i nomi degli amici che mi hanno aiutato e con i quali si è creato uno scambio di emozioni e sintonia: Carolina, Nuccia, Carlo e Adriano e Vincenzo. Nella sezione “antipatici” scrivo i nomi degli altri con i quali non ho scambiato nulla se non banali informazioni pratiche, che non mi hanno arricchito.
Elisa